“Le vicende giudiziarie, le fake news, gli “errori” di compliance possono danneggiare sia i singoli individui sia la reputazione aziendale. Per questo motivo non è più sufficiente fare ricorso al diritto all’oblio, ma operare sia sul piano della comunicazione sia su quello legale.”
E’ questo il filo conduttore dell’intervento del Segretario Generale di Competere.Eu Roberto Race sul sito del think tank www.Competere.Eu.
“Tutelare- scrive Race- le vittime di una comunicazione online diffamatoria, o anche solo capziosa o inesatta, è questione di interesse generale. E’ in gioco tra l’altro un patrimonio di valori non solo economici e finanziari, ma anche etici e culturali, espressi dal sistema italiano delle imprese.
Dovrebbe essere una priorità non solo del Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ma anche, per lo loro competenze, dei Ministri dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, del Turismo, Massimo Garavaglia e dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli. Il valore del nostro sistema imprenditoriale è fatto dalla somma del valore delle aziende e delle persone che le fondano, le gestiscono e le guidano.
Tale valore, quindi, in presenza di presupposti legittimanti, deve essere tutelato con strumenti rapidi riconosciuti in maniera unanime.”
Quali strategie deve adottare un’azienda per proteggere la sua reputazione on line?
Ecco perché, oltre al ruolo strategico dei comunicatori, risulta fondamentale per aziende, professionisti e imprenditori avvalersi dei migliori esperti legali del settore, che offrano un servizio di riabilitazione e difesa della reputazione on line, in grado di ottenere, in presenza di determinati presupposti, la cancellazione dai motori di ricerca e dal web di articoli, commenti, recensioni, immagini e, in generale, contenuti negativi e/o diffamatori.
Questa è una scelta obbligata per aziende e top management che intendano salvaguardare i propri asset e mantenere forte nel tempo, nonostante le inevitabili crisi, la propria reputazione, soprattutto quella online.”
Race accende poi i riflettori sulla Riforma della Giustizia voluta dal Ministro Cartabia: “Nelle modifiche alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale in materia di comunicazione, la recente Riforma Cartabia ha previsto che “(…) il decreto di archiviazione e la sentenza di non luogo a procedere o di assoluzione costituiscano titolo per l’emissione di un provvedimento di deindicizzazione che, nel rispetto della normativa dell’Unione europea in materia di dati personali, garantisca in modo effettivo il diritto all’oblio degli indagati o imputati” (art. 1, comma 25, DDL numero 2435-A.).
Sembra, dunque, che anche il legislatore nazionale, non solo quello europeo, abbia oggi finalmente acquisito consapevolezza dell’enorme problema che la permanenza on line, sui motori di ricerca, di contenuti di cronaca giudiziaria per inchieste sfociate nel nulla di fatto crea in termini di “propagazione” dei danni reputazionali subiti dalle vittime di errori giudiziari, comprese quelle appartenenti al mondo dell’imprenditoria. Un tema ancor più scottante se pensiamo alle aziende quotate o che stanno iniziando il percorso di quotazione.
Si è evitato così il rischio che, nel quadro più generale di rinnovamento promosso con la riforma della giustizia fortemente voluta dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e dal Ministro della Giustizia Marta Cartabia, venisse trascurato un problema di sempre maggiore attualità, originato indirettamente dalle miriadi di espressioni aggiuntive rese disponibili dall’evoluzione tecnologica che funge da tam tam incontrollato e senza fine.”