DESIGN RIGHTS E DIMA YAROVINSKY “I AGREE” Nella cornice offerta dal Fuorisalone, Design Rights sceglie l’opera dell’artista Dima Yarovinsky per raccontare il valore del Legal Design nella semplificazione del diritto

Design Rights, la prima realtà italiana interamente dedicata al Legal Design, ha scelto l’installazione  “I AGREE” del designer israeliano Dima Yarovinsky per raccontare quanto siamo vulnerabili di  fronte all’incomprensibilità dei muri di testo legali che regolano la nostra vita quotidiana. 

Il Legal Design, inteso come strumento di semplificazione dell’ordinamento giuridico e chiave per  l’accessibilità delle persone ai propri diritti, rappresenta una nuova frontiera per il design.  Attraverso l’integrazione di diverse discipline (legali, di design thinking, grafiche, di psicologia  cognitiva), il Legal Design vuole mettere la persona al centro della progettazione di ogni contenuto  legale e normativo: attraverso questo cambio di prospettiva, questo nuovo approccio mira infatti a  modificare in modo permanente la produzione dei contenuti e servizi legali.  

In un mondo sempre più attento ai parametri di sostenibilità dettati dall’agenda 2030 delle Nazioni  Unite, che vede il diritto come forma di responsabilità e fiducia, il Legal Design rappresenta una  modalità importante per migliorare il rapporto tra istituzioni e cittadini/e e tra aziende e  consumatori/consumatrici. 

Scelta come simbolo della necessità del Legal Design, l’installazione “I AGREE” di Dima Yarovinsky è  parte degli eventi del Fuorisalone e sarà visitabile nel cortile del palazzo di via della Moscova, 18 (Milano) nei giorni 7 (solo su invito), 8 e 9 giugno nell’orario 18-21

Negli stessi giorni dell’evento avranno luogo anche alcune iniziative per fare il punto sulla situazione  del legal design in Italia quali workshop per professionisti e il Legal Design SOA 2022, il primo  summit Italiano di Legal Design

“I AGREE” di Dima Yarovinsky 

“Oggi non è possibile utilizzare un qualunque servizio online senza che alla fine ci venga chiesto di  accettare I cosiddetti “Termini di Servizio”. Questi “termini” non sono in realtà altro che veri e propri  contratti legali tra noi e il fornitore di servizi online, che noi sottoscriviamo senza avere mai la  possibilità di negoziarne il contenuto e di cui talvolta ne ignoriamo perfino l’esistenza. Spuntare la  casella “Ho letto e accetto i Termini” è una delle più grandi bugie presenti oggi sul web. 

Quasi nessuno di noi si preoccupa di leggere i termini di servizio che accettiamo. Clicchiamo  ciecamente su “Accetto” senza comprendere gli obblighi contrattuali a cui ci stiamo impegnando. E  anche se volessimo cercare di capirlo ci troviamo davanti dei veri e propri muri di testo legali scritti  per lo più con un linguaggio incomprensibile.

Una persona nella media legge alla velocità di 200 parole al minuto, mentre un contratto standard  di “Termini di servizio” contiene 11.972 parole. Ciò significa che se anche cercassimo di leggere i  termini prima di accettarli, impiegheremmo circa 60 minuti. 

In questo progetto, ho preso il contenuto dei “termini di servizio” dei principali servizi online che  utilizziamo quotidianamente (tra cui Facebook, Snapchat, Instagram, Tinder, ecc.) e li ho stampati  su un rotolo standard A4 con font e dimensioni da contratto legale. Poi li ho appesi ad un muro  aggiungendo per ogni rotolo il numero di parole e il tempo necessario per leggerle dimostrando così  quanto siamo vulnerabili nei confronti di questi giganti del web.”

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