INTRUM: Pubblicata l’edizione 2022 dell’European Payment Report, giunto alla sua ventiquattresima edizione

Milano 1 luglio 2022

Intrum – il principale operatore europeo dei servizi credito – ha  pubblicato l’edizione 2022 dell’European Payment Report (EPR), documento arrivato alla  sua ventiquattresima edizione, basato su un’indagine condotta simultaneamente in 29 Paesi  europei. Alla ricerca hanno partecipato oltre 11.000 aziende europee, di cui oltre 800 italiane  rappresentate dal top management e da esperti della materia all’interno dei dipartimenti  finanziari.  

Le imprese continuano a dare priorità alla crescita in un complesso contesto  macroeconomico caratterizzato da stagflazione  

La priorità principale per le imprese (nel 55% dei casi in Europa e nel 58% in Italia) rimane  la crescita del business, anche attraverso nuova finanza (nel circa il 40% dei casi sia in  Europa che in Italia). Tuttavia, prevedendo che il costo del denaro continuerà ad aumentare,  le imprese nel 59% dei casi si dicono più caute rispetto ai piani di finanziamento e di spesa.  

Nel quadro delineatosi emerge che – dopo anni contraddistinti dagli impatti negativi della  pandemia, ormai completamente risolti per il 5% degli intervistati e sulla via della  conclusione entro l’anno per il 60% – le imprese devono far fronte a nuove criticità, in primis  l’aumento dell’inflazione combinato ad un periodo di bassa crescita, mix che rischia di dare  origine al fenomeno della cosiddetta stagflazione. 

Nel 51% dei casi le imprese italiane ed europee si dicono preoccupate dal possibile  rallentamento nello sviluppo dell’attività dovuto agli impatti negativi dell’aumento generalizzato dei prezzi ed hanno preventivato in circa il 30% dei casi l’avvio di piani di  controllo dei costi atti a preservare i margini. Inoltre il 50% degli intervistati italiani (il 55% in  Europa) sostiene che non vi sono le premesse per soddisfare le richieste di aumento dei  salari da parte dei dipendenti che a loro volta devono fronteggiare il calo del potere  d’acquisto. Infine il 53% di esse (quasi il 60% in Europa) afferma che il citato andamento  inflattivo potrà incidere negativamente sulla capacità di pagare in tempo i fornitori e ritiene  che le difficoltà nel pagamento dei fornitori potranno aumentare nel corso dell’anno.  Nonostante questo, stando a quanto emerso nel report, solo il 18% delle imprese (in linea  con la media europea) si affida a gestori del credito: si può dedurre che ad un  peggioramento nella gestione degli incassi atteso per l’anno in corso le imprese potranno  decidere di rivolgersi maggiormente ad operatori al fine di ridurre le tempistiche di incasso,  proteggendo così i propri flussi di cassa.  

La puntualità dei pagamenti è la chiave per garantire la crescita delle imprese ma si  scontra con la carenza di talenti e con sistemi aziendali obsoleti 

E proprio i pagamenti puntuali, per circa il 60% delle imprese intervistate, risulta cruciale  per alimentare la crescita di prodotti e servizi e, in circa la metà dei casi, per rispettare i  piani di assunzione di nuovo personale. Inoltre circa il 60% delle imprese italiane (il 53% in  Europa) vorrebbe migliorare la gestione dei ritardi nei pagamenti, ma riscontra numerose  difficoltà anche a causa della carenza di figure adeguatamente formate e competenti sia al  proprio interno che sul mercato del lavoro; il report evidenzia quindi il cosiddetto mismatch tra domanda ed offerta di figure adatte a ricoprire ruoli chiave in azienda, fenomeno attuale  e ampiamente documentato anche in Italia.  

Anche i sistemi finanziari e amministrativi obsoleti impediscono alle imprese italiane (nel  52% dei casi rispetto a 46% in Europa) una gestione agile dei ritardi negli incassi. L’efficacia  nella gestione del credito da parte dei principali operatori del mercato è garantita anche da  recenti investimenti in tecnologia e analisi di big data che risulterebbero antieconomici per  le singole aziende. 

La puntualità dei pagamenti gioca un ruolo centrale anche in ambito ESG 

Dall’EPR emerge altresì che la puntualità dei pagamenti è centrale anche nell’ambito ESG  (environmental, social and governance): il 67% delle imprese italiane ritiene che sia cruciale  per costruire e mantenere il necessario rapporto di fiducia con i fornitori e ritengono che le  tempistiche di pagamento dovrebbero far parte dei KPIs rendicontati nell’ambito del  reporting di sostenibilità. Circa il 70% degli intervistati ritiene che le imprese più grandi  abbiano la responsabilità nei confronti della società di garantire pagamenti puntuali ai  fornitori più piccoli. Sarà necessaria inoltre una maggiore presa di coscienza da parte di  questi operatori, dal momento che oltre il 60% di essi ha ammesso che raramente si pensa  all’impatto negativo che un ritardo di pagamento potrebbe avere su un’impresa di piccole  dimensioni.  

In ogni caso la presa di coscienza delle imprese in ambito ESG non riguarda solamente il  rispetto dei termini di pagamento. Il 64% degli intervistati italiani (in linea con la media  eurpea) ha dichiarato di aver accelerato in modo significativo i propri sforzi per diventare più  sostenibile, requisito oggi fondamentale per continuare a presidiare i vari mercati di prestazioni ambientali. Infine il 45% delle imprese, in linea con la media europea, afferma  che la continuità aziendale nel prossimo decennio potrebbe essere a rischio se non si  riuscisse a gestire al meglio l’impatto del cambiamento climatico anche in termini di sfide  della transizione verso un’economia verde. 

Le imprese italiane stanno tuttora affrontando taluni impatti derivanti dalla pandemia e nel  40% dei casi ritengono che servirà almeno ancora un anno per ritornare ai livelli pre-Covid,  rispetto al 35% degli intervistati in Europa. Inoltre si prevede che l’Italia subirà un impatto  significativo a causa delle sanzioni sul gas russo, che costituisce il 40% delle forniture,  quando le risorse rinnovabili generano solo l’11% dell’energia del Paese, rispetto a circa il  20% della media europea.  

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