L’Assegno Unico resta il cuore del sostegno alle famiglie, ma il 2026 porterà piccoli cambiamenti da non sottovalutare. Basta poco per cambiare l’equilibrio di un bilancio familiare.
Ogni volta che arriva una nuova Legge di Bilancio l’attenzione finisce sempre lì: cosa succederà all’Assegno Unico? È l’aiuto economico più trasversale che abbiamo, quello che raggiunge milioni di famiglie e che negli ultimi anni ha assorbito quasi tutte le precedenti misure per i figli. Il 2026 non fa eccezione e, già nelle prime bozze, emergono possibili ritocchi che stanno mettendo in allerta molti nuclei familiari. Non siamo davanti a uno stravolgimento, ma a cambiamenti che vale la pena comprendere con calma.

L’obiettivo dichiarato è rendere l’Assegno Unico più sostenibile nel lungo periodo, evitando rincorse continue tra fondi stanziati, rivalutazioni e inflazione. Ma quando si tocca uno strumento così centrale, anche piccole modifiche rischiano di avere un impatto concreto sulla vita di chi lo riceve.
Rivalutazione e soglie ISEE: cosa potrebbe cambiare nel 2026
La prima novità riguarda la rivalutazione degli importi. Finora l’adeguamento automatico all’inflazione ha garantito aumenti regolari, anche se spesso modesti. Nel 2026 l’adeguamento non sparisce, ma potrebbe essere parziale, cioè meno generoso rispetto agli anni precedenti. In pratica, i valori nominali dell’Assegno Unico continuerebbero a crescere, ma meno velocemente rispetto al costo della vita.
Un altro punto sensibile riguarda le soglie ISEE. La Legge di Bilancio potrebbe introdurre un leggero ritocco nelle fasce, con l’obiettivo di concentrare le risorse sulle famiglie con redditi medio-bassi. È una scelta di bilancio, ma significa che alcune fasce intermedie potrebbero vedere riduzioni di importo o cambiamenti nelle maggiorazioni. Non una rivoluzione, ma abbastanza da spingere molte famiglie a rifare i conti.

Le maggiorazioni per i figli sotto i tre anni e quelle per i nuclei con più figli sono al centro di un dibattito che va avanti da mesi. Nella bozza circolata si parla di una ridefinizione delle regole, con criteri più lineari e meno frammentati. Per le famiglie numerose potrebbe voler dire continuità, ma per i nuclei con due figli e redditi medio-alti potrebbero esserci limature.
Resta invece confermato l’impianto generale che premia i genitori entrambi lavoratori, misura che negli ultimi anni è stata considerata uno dei pilastri dell’intero assegno. Qui non si attendono strappi, anche perché parliamo di uno dei punti più condivisi dalle varie forze politiche.
La preoccupazione nasce da un dato semplice: l’Assegno Unico è diventato la bussola economica di milioni di bilanci domestici. Anche piccoli cambiamenti nelle fasce ISEE o negli importi possono incidere su spese quotidiane, rette scolastiche, sport, libri, trasporti. Non si parla di grandi tagli, ma di aggiustamenti che richiedono attenzione.
Per ora il governo punta a rendere il sistema più stabile, senza modificarne la filosofia. L’Assegno Unico resterà la misura universale per i figli, ma con margini più stretti e criteri più definiti. In un contesto di risorse limitate, l’obiettivo è evitare improvvisi squilibri di bilancio pubblico.
Il messaggio, per chi lo riceve ogni mese, è pragmatico: nel 2026 l’Assegno Unico non sparirà né verrà rivoluzionato. Ma sarà un anno in cui conviene controllare l’ISEE con attenzione, seguire le nuove fasce e capire con anticipo come cambierà il proprio importo. Per molte famiglie, essere informati è già metà della sicurezza.





