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Diritto alla disconnessione: come imparare a staccare davvero dopo il lavoro

La reperibilità costante è diventata una delle caratteristiche più evidenti della nostra epoca. Smartphone sempre accesi, notifiche che arrivano a ogni ora e una cultura del lavoro che spesso premia la disponibilità continua rendono difficile distinguere il tempo professionale da quello personale.

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Il “diritto alla disconnessione”, introdotto in Italia già con la normativa sul lavoro agile e più volte richiamato anche a livello europeo, nasce proprio dall’esigenza di restituire alle persone un confine chiaro tra attività lavorativa e vita privata. Tuttavia, tra ciò che la legge definisce e ciò che accade nella quotidianità esiste ancora un grande divario. Molti continuano a rispondere a email, messaggi o telefonate anche dopo l’orario stabilito, più per abitudine o senso di responsabilità che per reale necessità. Eppure, disconnettersi davvero significa proteggere il proprio benessere e, paradossalmente, migliorare anche la qualità del lavoro svolto.

Nell’ultimo decennio, e in particolare dopo il boom dello smart working, il tema è diventato centrale nel dibattito sociale. La digitalizzazione offre opportunità straordinarie, ma ha reso più sfumati i confini che un tempo erano netti. Una volta chiusa la porta dell’ufficio, la giornata finiva davvero. Oggi, invece, è sufficiente un avviso sul telefono perché la mente torni immediatamente alle incombenze professionali. È questo slittamento continuo che rende necessario non solo un riferimento normativo, ma anche una nuova cultura del tempo.

Che cosa significa oggi parlare di diritto alla disconnessione

Il diritto alla disconnessione nasce come tutela formale del lavoratore: la possibilità di non rispondere a comunicazioni fuori orario senza subire penalizzazioni né pressioni implicite. È un principio riconosciuto anche in diversi Paesi europei, come la Francia che lo ha introdotto in modo esplicito nel 2017, e progressivamente valorizzato dalle linee guida comunitarie che invitano aziende e istituzioni a definire regole chiare sui tempi di lavoro.

In Italia il riferimento più noto è contenuto nella disciplina del lavoro agile, che prevede l’obbligo per datore di lavoro e lavoratore di concordare tempi di riposo e modalità di disconnessione. Ma il valore reale di questo diritto va oltre la norma. Non riguarda solo la possibilità di non rispondere, ma la serenità di farlo senza sentirsi in colpa. L’obiettivo non è creare rigidità, bensì ristabilire un equilibrio sostenibile. Il diritto alla disconnessione è, in altre parole, un diritto al recupero, alla rigenerazione mentale e fisica, alla possibilità di vivere il tempo libero senza interruzioni continue.

Eppure, la realtà dimostra che la strada da percorrere è ancora lunga. La cultura del “sono sempre disponibile” è radicata in molte professioni, tanto da diventare una forma di autoidentificazione. Ridisegnare questa abitudine significa riconoscere che la prestazione lavorativa non perde qualità se si interrompe il flusso comunicativo, ma anzi può migliorare.

Staccare sul serio: pratiche semplici che cambiano l’equilibrio quotidiano

Disconnettersi non è un gesto istantaneo, ma un allenamento. Significa creare un rituale di transizione tra la fine del lavoro e l’inizio del tempo personale. Molti trovano utile un piccolo gesto simbolico, come spegnere il computer e riordinare la scrivania, perché prepara la mente a chiudere un capitolo della giornata. Altri preferiscono uscire per una breve passeggiata, anche di dieci minuti, che aiuta a mettere distanza mentale prima di rientrare nelle routine domestiche.

Molto importante è anche il modo in cui si gestiscono le notifiche. Silenziarle dopo una certa ora non è un atto di ribellione, ma un modo per proteggere la concentrazione e il riposo. Chi teme di perdere comunicazioni urgenti può stabilire una finestra di controllo limitata e consapevole, un momento strutturato in cui verificare la posta senza lasciarsi travolgere. Le attività che spezzano il ritmo mentale del lavoro si rivelano altrettanto preziose. Preparare un pasto semplice, dedicarsi a un hobby manuale, leggere anche solo poche pagine di un libro contribuiscono a “riabituare” il cervello a un tipo diverso di attenzione, meno orientata alla performance e più alla presenza.

Un altro aspetto fondamentale è la comunicazione. Il diritto alla disconnessione funziona davvero solo quando diventa un patto condiviso. Comunicare ai colleghi le proprie modalità di disponibilità, concordare orari realistici con il proprio team e ridurre l’invio di messaggi serali sono passi che alimentano una cultura del rispetto reciproco. Anche nei ruoli di maggiore responsabilità, la scelta di non inviare comunicazioni fuori orario ha un valore simbolico che si riflette sul clima di tutto il gruppo di lavoro.

Disconnettersi è anche la capacità di riconoscere i segnali del sovraccarico: stanchezza mentale persistente, irritabilità, difficoltà a dormire. Ignorarli porta gradualmente a un abbassamento della qualità del lavoro e a un logoramento del benessere personale. È proprio da questi segnali che spesso nasce la consapevolezza di dover stabilire dei confini nuovi, più sani e più sostenibili.

Verso un nuovo equilibrio tra vita e lavoro

Il diritto alla disconnessione non è soltanto una questione di tutele legali, ma una trasformazione culturale che riguarda il modo in cui immaginiamo la nostra giornata. Non si tratta di lavorare meno, ma di lavorare meglio perché si recupera di più. Un equilibrio solido tra vita privata e attività professionale permette di essere più concentrati, più creativi e più presenti, in ogni ambito.

In un’epoca in cui il lavoro entra nelle nostre case e nei nostri telefoni, disconnettersi è un atto di cura verso se stessi, un modo per proteggere la qualità del tempo e, con essa, la qualità della vita. Non è un lusso, ma un’abilità da coltivare ogni giorno, una forma moderna di benessere sostenibile che comincia con un gesto semplice: concedersi il diritto di staccare davvero.

Delania Margiovanni

Passione innata per il make up e per tutto ciò che concerne la bellezza e la cura del corpo. Elargire consigli è la mia prima missione, la seconda è quella di convertire le donne svogliate!!!

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Delania Margiovanni

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