Costruzioni: Pelazzi (Argenta SOA): l’occupazione tiene, ma con alcune criticità all’orizzonte

Prevista l’uscita per pensionamento nei prossimi cinque anni di circa 165 mila addetti delle costruzioni che dovranno essere sostituiti

“I dati Istat di oggi sull’andamento dell’occupazione segnalano una sostanziale stabilizzazione dei livelli occupazionali nel terzo trimestre, dopo un recupero costante iniziato due anni fa. Il settore delle costruzioni negli ultimi mesi ha dato un importante contributo alla tenuta occupazionale ma ci sono criticità all’orizzonte. Il comparto sta soffrendo molto per il caro materiali ed il caro energia, come denunciato da Ance e Confindustria, e c’è un esigenza di formare nuove figure professionali per posizioni attualmente scoperte. L’altra grande sfida è legata all’uscita per pensionamento nei prossimi cinque anni di circa 165 mila addetti delle costruzioni che dovranno essere sostituiti”.
Lo dichiara Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta SOA (www.argentasoa.it), una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nel presentare l’analisi realizzata dal Centro Studi di Argenta SOA.
“I dati di oggi dell’Istat- spiega Pelazzi- non danno lo spaccato settoriale ma i più recenti dati relativi alla dinamica del mercato del lavoro nelle costruzioni, riferiti al secondo trimestre del 2022, indicano per il comparto edile un incremento dell’occupazione pari al 10,2% rispetto allo stesso trimestre del 2021. Inoltre, l’impiego di giovani nel settore è aumentato del 19,9% in un anno e ha riguardato l’assunzione di 55 mila persone di età inferiore ai 34 anni. È un buon segnale per un comparto che, come si evidenzierà in seguito, vede l’uscita dal lavoro di molti senior.
Per quanto riguarda le attivazioni di nuovi posti di lavoro, come ha segnalato a maggio Banca d’Italia, nonostante l’incertezza derivante dalla guerra in Ucraina e dal connesso rialzo dei prezzi dei beni energetici, la variazione dell’occupazione nel settore delle costruzioni si è mantenuta positiva. Tra tutti i macrosettori, quello delle costruzioni ha contribuito attivamente alla ripresa del mercato del lavoro: nel 2020 le attivazioni nette sono state quasi 78 mila, nel 2021 circa 125 mila. In particolare, l’effetto sull’occupazione è più forte nel Mezzogiorno dove le attivazioni nette di nuovi posti di lavoro sono sostenute dalle costruzioni che, insieme al turismo, vi contribuiscono per quattro quinti.”
Secondo le elaborazioni del Centro Studi di Argenta SOA su dati di Contabilità Nazionale, nel secondo trimestre del 2022 erano impiegati nel settore delle costruzioni circa 1,6 milioni di persone, un livello analogo a quello di dieci anni fa.
“Rispetto al livello pre-Covid (quarto trimestre 2019)- spiega Pelazzi- si tratta di un incremento del 19,4% (Figura 5) che corrisponde, in termini di numero di occupati, a circa 255 mila nuovi lavoratori rispetto a fine 2019, contro una diminuzione nei servizi di quasi 130mila unità, di un calo di 35 mila occupati nell’agricoltura e di un recupero dei livelli di occupazione nell’industria in senso stretto.
In sostanza, l’aumento dell’occupazione nel settore delle costruzioni ha più che compensato la diminuzione del numero di occupati negli altri settori, favorendo così, nel totale economia, un recupero di circa 93 mila posti di lavoro. Il settore ha così contribuito in misura sostanziale ad alleviare il disagio economico di molte famiglie che, anche in un periodo di forte crisi economica, hanno potuto accedere ad un lavoro e ottenere una retribuzione.”
“Gli investimenti dedicati dal PNRR al settore delle costruzioni continua Pelazzi- sono ingenti e valgono circa il 50% del totale. Ciò comporta per i prossimi anni un’ulteriore domanda di lavoro che, a causa di alcune criticità, rischia di soffocare il settore, che potrebbe non essere in grado di rispondere adeguatamente.”
Nonostante la forte ripresa dell’occupazione, secondo le  rielaborazioni del Centro Studi di Argenta SOA su stime Excelsior sul fabbisogno occupazionale in Italia, mancano nel settore delle costruzioni tra 30mila e 45mila occupati nel breve periodo. Le imprese, però, segnalano già oggi gravi difficoltà nel reperire la manodopera necessaria a far fronte a una domanda di lavoro elevata. Inoltre, sempre secondo la stessa ricerca Excelsior, l’età media nel comparto è piuttosto elevata: quasi il 9% degli addetti ha più di 60 anni e il 45% ha un’età compresa tra i 45 e i 59 anni.
“Entro i prossimi cinque anni- dichiara Pelazzi- usciranno per pensionamento circa 165 mila addetti delle costruzioni e dovranno essere sostituiti: è in uscita soprattutto il personale specializzato che ha maturato nel settore esperienza significativa.
E’ una grande criticità e al contempo una grande opportunità per il Paese che andrà affrontata innanzitutto con interventi finalizzati alla riduzione del cuneo fiscale per incentivare le imprese ad assumere e, nella maggior parte dei casi, a formare figure che sono sempre più specializzate.
Uno sforzo che non può essere chiesto oggi alle imprese, messe già sotto pressione dall’erosione dei margini dovuta al “caro materiali”, al “caro energia” e, in alcuni casi anche ai meccanismi legati ai bonus edilizi (come le cessioni dei crediti).
E’ fondamentale che il mondo delle costruzioni torni ad essere attrattivo tra i giovani, con una rivalutazione delle competenze dei mestieri della filiera e la formazione continua fatta in azienda (e non solo in maniera teorica) con un “training on the job”.
Bisogna, anche, favorire una cultura del lavoro tra i giovani, che faccia comprendere il valore del sacrificio e dell’impegno e l’importanza del lavoro per la dignità personale. Il Reddito di Cittadinanza, sotto questo profilo, sta rappresentando, purtroppo, un forte disincentivo a lavorare, specie in alcuni settori, e genera presso i giovani aspettative di sopravvivenza e rassegnazione senza alcun impegno concreto.
Soltanto con stipendi medi più in linea con i parametri europei – conclude Pelazzi – si potrà invertire la tendenza che ha visto persone “scegliere” la soluzione del reddito di cittadinanza accompagnata dai cosidetti “lavoretti in nero”.
In quest’ottica è fondamentale un intervento delle istituzioni che disciplini i sussidi in modo da aiutare chi realmente ne ha bisogno e supportare le persone nell’intraprendere percorsi di formazione continua anche durante la vita lavorativa.”

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