Il nuovo anno porta regole più rigide: il web diventa un luogo dove anche i giganti devono rispondere delle proprie scelte.
Il 2026 si apre con una novità importante per chi utilizza ogni giorno piattaforme digitali. L’Unione Europea ha deciso di irrigidire le sanzioni contro i colossi del web, introducendo multe molto più alte per chi viola trasparenza, sicurezza o gestione dei dati. Non è solo un cambio tecnico: è un segnale politico chiaro, che punta a riequilibrare un rapporto ormai sbilanciato tra utenti e piattaforme.
Il primo elemento chiave riguarda la trasparenza sugli algoritmi. Finora le piattaforme hanno potuto usare sistemi opachi, che selezionano contenuti, pubblicità e perfino prezzi senza mostrare criteri reali. Dal 2026 chi non garantisce un livello minimo di trasparenza rischia sanzioni milionarie. Non basta più una dichiarazione generica: le aziende dovranno documentare il funzionamento dei sistemi che incidono sull’esperienza degli utenti.
Un altro punto decisivo riguarda la gestione dei dati personali. Le nuove regole non sostituiscono il GDPR, ma lo rinforzano. Le piattaforme saranno responsabili non solo del trattamento dei dati, ma anche dell’effetto delle loro scelte sugli utenti. Se un algoritmo produce discriminazioni, errori o rischi reputazionali, l’azienda può essere chiamata a rispondere con sanzioni proporzionate al fatturato.
Cambia anche il modo in cui vengono gestiti i contenuti illegali. Finora la rimozione dipendeva dalla segnalazione degli utenti. Dal 2026 scatterà un sistema più rapido e obbligatorio: se una piattaforma non interviene in tempi brevi dopo una segnalazione qualificata, può ricevere multe particolarmente severe. L’obiettivo è evitare che contenuti dannosi restino online troppo a lungo.
La normativa introduce inoltre un obbligo di valutazione del rischio. Le piattaforme più grandi dovranno condurre verifiche periodiche per identificare criticità legate alla diffusione di fake news, attacchi informatici, manipolazioni o utilizzo improprio dei servizi. La mancata valutazione costituisce di per sé un’infrazione, con sanzioni che possono essere estremamente pesanti.
Un’altra novità riguarda la protezione dei minori. Le piattaforme dovranno evitare meccanismi che spingono all’uso compulsivo, come notifiche invasive o percorsi che inducono a cliccare senza consapevolezza. In caso di violazioni, le nuove regole prevedono multe record proprio per scoraggiare comportamenti che sfruttano utenti più vulnerabili.
Il tema più discusso riguarda però i marketplace. Chi vende prodotti tramite piattaforme online dovrà rispettare standard più rigidi di sicurezza e conformità. Se un prodotto risulta dannoso o irregolare, anche la piattaforma ne sarà responsabile. Questo cambiamento sposta molte tutele a favore dei consumatori.
Per gli utenti la notizia è positiva: significa più diritti e maggiore protezione. Per le aziende, invece, il 2026 sarà un anno complesso. Dovranno investire nella revisione dei propri sistemi interni, creare nuove procedure di controllo e adattarsi a un modello più trasparente.
Il messaggio dell’Europa è chiaro: chi opera nel digitale non può più contare sull’opacità. Le piattaforme avranno più obblighi e meno margini di discrezionalità. E per la prima volta, il rischio di una supermulta diventa reale.
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