C’è chi parla del proprio lavoro come di una vocazione e chi, al contrario, descrive lo sport come una parentesi che alleggerisce la routine quotidiana.

Per l’avv. Sergio Barozzi le due dimensioni non sono mai state separate: il rugby è diventato negli anni il punto d’incontro tra la vita professionale e quella personale, un vero filo conduttore che ha contribuito a definire la sua identità, il suo modo di affrontare le sfide e persino il suo percorso all’interno dello Studio Lexellent. Quando gli si chiede che rapporto abbia con questo sport, risponde senza esitazioni: è il “fil rouge che lega la mia vita personale alla mia vita professionale”.
Per capire il peso di questa affermazione bisogna tornare indietro negli anni, a quando Barozzi muoveva i primi passi nel mondo giuridico. Non era ancora avvocato, ma un giovane studente che faceva pratica come “ragazzo di bottega in Cancelleria”. Fu in quel periodo che avvenne l’incontro destinato a segnare la sua vita: il suo allenatore di rugby era la stessa persona che sarebbe diventata il suo Dominus e poi, negli anni, il suo socio di studio. Una coincidenza che, riletta oggi, appare quasi un simbolo. Per Barozzi, infatti, il rugby non è stato soltanto una disciplina sportiva, ma la porta d’ingresso verso relazioni professionali solide e durature, un terreno comune su cui si sono costruite fiducia, rispetto e condivisione.
Il valore formativo del rugby nella vita dell’avvocato
Il racconto di quegli anni mette in luce quanto profondo sia stato questo legame. Non solo un allenatore, non solo un maestro di diritto: una figura che ha accompagnato Barozzi per oltre quattro decenni, con cui ha condiviso trasferte, incarichi e un’insolita doppia vita da giudici federali della Federazione Italiana Rugby. È un aspetto che pochi conoscono, ma che contribuisce a delineare meglio la figura dell’avvocato: un professionista che non ha mai smesso di portare nel proprio lavoro i valori appresi sul campo, a cominciare dal senso di squadra, dalla lealtà e dalla capacità di confrontarsi anche nei momenti più complessi.
Questo legame tra sport e professione si è consolidato nel tempo anche attraverso le scelte dello Studio Lexellent. Sostenere le realtà rugbistiche locali è diventata quasi una naturale estensione della propria filosofia. Lexellent è stato per anni sponsor del CUS Milano e della Grande Milano, contribuendo allo sviluppo di squadre giovanili e tornei dedicati agli arbitri.
Una sponsorizzazione che non ha mai avuto un carattere puramente formale, ma è stata vissuta come un modo per restituire qualcosa allo sport che ha dato così tanto, sia in termini di valori sia in termini di identità condivisa. Barozzi considera questo sostegno un impegno morale prima ancora che istituzionale, perché il rugby rappresenta un punto fermo nella vita sua e del suo socio, un linguaggio comune che si riflette anche nella cultura dello studio.
Nel descrivere cosa significhi per lui questo sport, Barozzi insiste soprattutto sul suo valore formativo. Il rugby, dice, è uno sport che “offre molto più di quanto richieda”, anche se non va sottovalutata la sua durezza, fisica e mentale. È un ambiente in cui si impara a sostenere i compagni, a rispettare gli avversari, a rialzarsi dopo gli impatti e a non perdere mai di vista l’obiettivo collettivo. Una scuola di vita che, trasferita nel mondo legale, si traduce nella capacità di lavorare in squadra, di affrontare i conflitti con equilibrio e di muoversi con determinazione in un contesto complesso come quello giuslavoristico, ambito in cui Barozzi è oggi uno degli avvocati più riconosciuti.
Rugby e professione: un’identità condivisa all’interno dello Studio Lexellent
Anche all’interno di Lexellent si respira questa passione condivisa. Oltre a Barozzi, un altro avvocato dello studio segue con convinzione il mondo del rugby, pur non potendo più praticarlo fisicamente. È un dettaglio che conferma come la cultura rugbistica sia diventata parte integrante del carattere dello studio, una sorta di impronta identitaria che unisce i suoi membri, almeno sul versante maschile, in una passione comune.
Oggi, dopo quarant’anni di attività, Barozzi guarda al rugby non solo come a un ricordo o a una passione giovanile, ma come a un compagno di viaggio che ha accompagnato ogni tappa della sua carriera. È un patrimonio di esperienza, valori e relazioni che continua a influenzare il suo modo di lavorare e di vivere la professione. E forse è proprio questa sintesi tra sport e diritto, tra impegno fisico e responsabilità professionale, a rendere la sua storia così unica e così profondamente intrecciata a un pallone ovale.




