Le parole restano, soprattutto online. Scrivere una recensione consapevole significa tutelare se stessi e gli altri.

Lasciare una recensione online è diventato un gesto quotidiano. Un ristorante, un medico, un hotel, un negozio online: tutti chiedono un giudizio e tutti sanno che quelle poche righe possono fare la differenza. Il problema è che nel 2026 le recensioni non sono più viste solo come opinioni personali, ma come contenuti con effetti reali. E in alcuni casi possono costare molto caro a chi le scrive.
Il primo punto da chiarire è che la libertà di espressione non è assoluta. Dire “non mi sono trovato bene” è legittimo. Attribuire comportamenti scorretti, illegali o offensivi senza prove è un’altra cosa. Quando una recensione supera il confine dell’opinione e diventa un’accusa, entra in gioco la responsabilità civile e, in alcuni casi, anche quella penale.
Uno degli errori più comuni è confondere il diritto di critica con l’insulto. La critica è ammessa se è basata su fatti veri, espressa in modo corretto e proporzionato. L’insulto, invece, non è mai tutelato. Usare espressioni aggressive, denigratorie o umilianti può esporre chi scrive a richieste di risarcimento, anche se l’esperienza negativa è reale.
Dal 2026 le piattaforme saranno inoltre obbligate a collaborare più rapidamente con le autorità. Questo significa che l’anonimato percepito delle recensioni è sempre più fragile. In caso di segnalazione, i gestori dei servizi possono essere tenuti a fornire dati utili a identificare l’autore del commento. La tracciabilità digitale rende più facile risalire a chi ha scritto.
Recensioni false o pilotate: le conseguenze sono gravissime
Un altro aspetto delicato riguarda le recensioni “per sentito dire”. Scrivere un commento negativo basandosi su voci, racconti di terzi o supposizioni è particolarmente rischioso. In caso di contestazione, l’autore deve essere in grado di dimostrare la veridicità dei fatti descritti. Se questo non è possibile, la recensione può essere considerata lesiva della reputazione.

Attenzione anche alle recensioni lasciate in momenti di rabbia. Spesso contengono espressioni sproporzionate rispetto all’accaduto. Un disservizio può giustificare una valutazione negativa, ma non accuse di incompetenza, disonestà o malafede se non sono supportate da elementi concreti. Nel 2026 i giudici valutano sempre di più il tono complessivo del messaggio.
Esiste poi il caso delle recensioni false o pilotate. Scrivere recensioni negative per danneggiare un’attività, magari su richiesta di terzi o per interesse personale, è una pratica che può avere conseguenze molto serie. Le nuove norme mirano a contrastare questi comportamenti, considerandoli veri e propri atti di concorrenza sleale o diffamazione.
Questo non significa che bisogna smettere di recensire. Al contrario, le recensioni oneste sono uno strumento utile per i consumatori. Il punto è scriverle in modo consapevole. Raccontare la propria esperienza, limitarsi ai fatti, evitare giudizi assoluti e linguaggio offensivo riduce drasticamente i rischi.
Una regola pratica aiuta più di tutte: se non lo diresti allo stesso modo guardando quella persona negli occhi, probabilmente non dovresti scriverlo online. Nel 2026 una recensione non è solo un commento: è un contenuto pubblico che può avere conseguenze giuridiche.





