Follia? No, mi ha spinto ad intraprendere questo percorso il fatto che ho iniziato quattro anni fa a fare il
Consigliere dell’Ordine avendo finito un’esperienza associativa molto lunga nel mondo delle Camere penali
e così, diciamo naturalmente, mi sono riproposto.
Nel frattempo avevo affinato un po’ di idee; che prima, diciamo, avevo un po’ confuse. Adesso mi sono
impadronito un po’ del mondo ordinistico che conoscevo bene, quindi avevo capito un po’ di meccanismi.
Avevo anche pensato alle opportunità che ci sono per l’Avvocatura, avevo fatto una serie di riflessioni che
poi adesso, dopo due mesi di pratica presidenziale si sono rivelate una buona base; ma in realtà ho capito
che c’è veramente un mondo molto interessante da gestire. Che è molto impegnativo, ma anche
veramente fecondo.
Quindi, diciamo che c’erano dei propositi un po’ da campagna elettorale che non erano vuote affermazioni.
Cioè, avevo un’idea di questa lista, di creare un Consiglio dell’Ordine dialogante e che fosse capace di
ascolto.
L’idea sostanziale era quella di uscire da un bozzolo un po’ autoreferenziale in cui vive l’Avvocatura italiana,
e anche la Procura di Milano non era immune, e diventare parte del meccanismo, dell’ingranaggio di
Milano.
Milano città particolare, una città che va molto forte: ha avuto l’Expo ed è il Lab d’Italia. Sostanzialmente si
entra e si esce da Milano, dall’Italia per mezzo di Milano e l’Ordine degli Avvocati. Il mio pensiero era ed è il
proposito per il futuro di farne un Player tra gli altri, una rotella di questo ingranaggio.
Non mi resta che farti un sincero in bocca al lupo e vedere come vanno le cose. Grazie per l’intervista.
