Paesi ne sono usciti. Nel nostro Studio abbiamo una fortuna: ci occupiamo essenzialmente di M&A
industriale non di Private Equity; e questo ci mette un po’; al riparo dal fenomeno della crisi che ha colpito
soprattutto chi faceva il Private Equity. Il nostro Cliente non sta seguendo andamenti di mercato o
performance economiche, il nostro Cliente cerca prodotti.
Tendenzialmente i nostri Clienti sono grosse aziende tedesche internazionali che in Italia trovano supply,
trovano fornitori interessantissimi che vogliono assicurarsi la supply chain. Pertanto, comprano forniture e
in questo la manifattura italiana è d’eccellenza, i nostri Clienti apprezzano questo e vogliono assicurarsi la
continuità di questa fornitura. Poi abbiamo chiaramente anche Clienti che guardano il lato distributivo e
ovviamente comprano anche la distribuzione, i loro distributori, per assicurarsi il mercato.
Ovviamente abbiamo sentito la crisi, le operazioni sono diminuite ed i nostri Clienti sono stati più esigenti;
però devo dire anche la crisi ha comportato per noi un grande cambio nel modo di operare. I nostri Clienti
diciamo che sono più esigenti ma, d’altra parte, l’Italia con la crisi ha aperto anche le porte a tante aziende
che forse prima della crisi non avrebbero venduto, e con la crisi hanno invece deciso di vendere perché
chiaramente il mercato è diventato più difficile; e tante aziende, che forse non si sono mai confrontate con i
mercati esteri, hanno capito che se non hanno un’apertura verso l’estero, non potevano sopravvivere.
In quest’ultimo anno però abbiamo notato anche per noi una piccola flessione, perché il nostro nuovo
Governo certamente non dà quelle certezze che un investitore internazionale sta cercando in un Paese
come l’Italia. La continuità della politica, la stabilità politica è un tema fondamentale: non si può parlare di
crisi in questo momento ma si può parlare di instabilità e incertezza che certamente i nostri Clienti sentono
in questo modo e noi lo sentiamo con loro.
